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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dopo il divorzio.djvu{{padleft:60|3|0]]come il sole! Nessuno meglio di me potrebbe affermarlo.
Brontu si mise in posa, accavalcando le gambe, rovesciandosi un po’ indietro e mostrando i denti come faceva con le donne.
— Le opinioni sono varie! — disse con voce nasale. — Mia madre, per esempio, ha sognato che lo avevano condannato alla morte.
— O no, Brontu, cosa dici! Ai lavori forzati!
— Bè, fa lo stesso. Parliamo di noi.
— Parliamo di noi, — disse Giacobbe, accavalcando anch’egli le gambe.
Parlarono e conclusero l’affare del servizio di Giacobbe, poi i due uomini uscirono assieme, e Brontu condusse il nuovo servo alla bettola. Giacchè egli non era avaro, e se qualcuno andava a trovarlo a casa non gli dava un bicchiere di vino per non irritare la madre, ma poi lo conduceva alla bettola, dove si mostrava splendido. Quella sera fece bere tanto Giacobbe e tanto egli stesso bevette, che si ubbriacarono.
Usciti poi nello stradale buio e silenzioso, dove spandevasi il profumo aspro dei campi inariditi, ripresero a parlare di Costantino, e Brontu disse crudelmente che era contento della condanna.
— Va’ al diavolo! — gridò Giacobbe. — Tu sei un uomo senza cuore.
— Ebbene, sì, sono un uomo senza cuore.
— Perchè Giovanna non ti ha voluto, tu ti contenti della morte di un tuo simile, anzi di qualche cosa peggiore della morte?
— Egli non è morto, e non è mio simile, e Gio-