< Pagina:Ecce Homo (1922).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
108 ecce homo

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ecce Homo (1922).djvu{{padleft:103|3|0]]

g) Al di là del bene e del male.

Preludio d’una filosofia dell’avvenire.


1.

Il còmpito per gli anni seguenti era fissato con la massima precisione. Finita la parte affermativa del mio còmpito veniva ora la volta della metà negativa, nella parola e nell’azione: l’inversione di tutti i valori che avevano avuto corso fino allora, la grande guerra, l’evocazione d’un giorno decisivo. È compresa in questo periodo una lenta ricerca di nature simili alla mia, di nature che, forti della loro energia, mi prestassero mano nell’opera di distruzione. Da allora, tutti i miei scritti sono come ami: forse me ne intendo meglio che qualunque altro, di ami?.... Se nulla abboccò, la colpa non è mia. Mancavano i pesci....


2.

Quest’opera (1886) è, nell’essenza, una critica della modernità — non escluse le scienze moderne, le arti moderne, e perfino la politica moderna — e dà anche delle indicazioni su di un tipo opposto, tutt’altro che moderno, un tipo distinto, affermativo.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.