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ATTO IV. SCENA II. 111

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L’udirlo?
edipo.
 Ah! troppo ingrata al padre suona
La sua parola. Non forzarmi, o Sire,
Non forzarmi ad udirla.
teseo.
 Edipo, il loco
Pensa dove si asside, ed il rispetto,
Che comandano i Numi.
antigone.
 Ascolta, o padre,
Benchè io sia giovinetta, il mio consiglio.
Che appaghi suo disio che il Nume onori,
Che il fratel venga quì soffri. Proposto
Cangiar non ti farà, se ingrate cose
Fia che ragioni. E quale esser può danno
Udir parole? Da pensati accenti
Anno le ben concette opre più lume.
Ei di te nacque, nè, quantunque avesse
Contro di te le più ree cose imprese,

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