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della pazzia 153

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:166|3|0]]condotta, non potrebbe a meno di provarne vergogna e rossore, e son persuasa che egli temerebbe grandemente d’esser messo in ridicolo insieme coi suoi simbolici fregi da qualche e sensato e lepido chiosatore.

Passiamo ora ai grandi della corte. Non havvi schiavitù più vile, più nauseante, più spregevole di quella, a cui si sottomette questa specie ridicola di persone, e ciò non ostante essa suol guardare d’alto in basso il resto de’ mortali. Conveniamo però che sono modestissimi circa un sol punto, ed è, che contenti di portare indosso l’oro, le pietre, la porpora, e tutti gli altri simboli della saviezza e della virtù, cedono facilmente agli altri la cura d’essere savi e virtuosi. Per essi la maggiore felicità è quella di aver l’onore di parlare al re, di chiamarlo signore e padrone assoluto, di fargli un breve e studiato complimento, di potergli prodigare i titoli fa-

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