< Pagina:Elogio della pazzia.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

della pazzia 195

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:208|3|0]]

Ma giacchè mi sono eretta, senz’accorgermi, a saggia ed a ragionatrice, voglio sostenere la quistione fin all’ultimo punto. Coraggio, bellissimo mio spirito! Sosteniamo innanzi a questi uditori, innanzi a questa illustre società di pazzi una tesi tutta nuova e inaspettata. Sì, miei cari signori, voglio mostrarvi che la felicità de’ cristiani, che quella felicità, di cui vanno in traccia con tante pene e tanti travagli, non è che una specie di follia e di furore. Come! voi mi sogguardate torvi e sdegnosi? Adagio, adagio; non ci fermiamo alle parole, poichè queste non sono che suoni articolati ed arbitrari; attacchiamoci soltanto all’esame della cosa. Entro in materia.

Il sistema del cristianesimo intorno alla vera felicità della vita s’avvicina moltissimo a quello dei Platonici. Giusta il principio fondamentale di questi due sistemi, l’anima è imprigionata nel corpo, è legata dai nodi della materia, è talmente oppressa

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.