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della pazzia | 27 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:40|3|0]]a segno tale che esce di questo mondo come i bambini, senza desiderar la vita, e senza temer la morte. Mi giudichi ora chi vuole, e si confronti questo buon uffizio ch’io presto agli uomini colla metamorfosi degli Dei. Non ho qui bisogno di rammemorare gli orribili effetti del loro sdegno, e non parlerò se non dei loro beneficj. Quali sono le grazie ch’essi fanno a coloro che sono per perire? Cambiano l’uno in albero, l’altro in uccello, questo in cicala, quello in serpente, ecc., grandi sforzi veramente di beneficenza! Pare quasi che il passare da uno ad un altro essere non sia lo stesso che perire! Quanto a me rimetto l’uomo medesimo nell’età più bella e più felice. Che se i mortali s’astenessero totalmente dalla sapienza, e non amassero che vivere sotto le mie leggi, allora certo non conoscerebbero la vecchiaia, e godrebbero felici una perpetua giovinezza.
Osservate di grazia quegli aspetti cupi, quei volti patiti e scarni di coloro, che s'immergono nella contemplazione della natura, o in altre serie e difficili occupazioni: costoro sembrano invecchiati anzi la fine della giovinezza; e questo avviene, perchè un travaglio di testa assiduo, penoso, violento, profondo, a poco