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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:69|3|0]]seguenza suo padre non ha fatto che cessar di morire; se sdegnandosi con qualcuno di quegli sciocchi vanagloriosi della loro genealogia, lo trattasse da ignobile e da bastardo per essersi allontanato totalmente dalla virtù, la quale è la sola, e l’unica sorgente della vera nobiltà: e se in tal maniera il nostro filosofo andasse parlando di tutte le altre cose umane, dimando io qual frutto ricaverebbe delle sue declamazioni? Ei passerebbe senza fallo presso tutti per un matto, e un furioso. Credetemi pure, che siccome non v’è stolidezza più grande di quella di voler esser saggio fuor di tempo, così nessuna cosa è più ridicola ed imprudente d’una prudenza mal intesa e inopportuna. Per verità noi c’inganniamo a gran partito, quando vogliamo distinguerci dall’universale, e ricusiamo di adattarci ai tempi. Mai non dovrebbesi obbliare quella legge, che i Greci aveano stabilita ne’ loro conviti: Bevete o andatevene; altrimenti è un pretendere che la commedia non sia più commedia. Inoltre avendovi la natura fatto uomo, la vera prudenza esige, che non v’innalziate sopra l’umana condizione. In poche parole, una di queste due: o dissimulare volentieri co’ suoi simili, o correre buonamente pericolo d’ingannarsi con loro. E non è questa, dicono i savj, un’altra specie di pazzia? Chi mai lo nega! Ma mi concedano poi anch’essi, che questa è l’unica maniera di rappresentare il suo personaggio nella Commedia del mondo.
Del resto.... Dei immortali? Parlerò io? Tacerò? E perchè mai tacermi, se quanto dir voglio è più vero della stessa verità? Ma gioverammi però in cosa di tanta importanza il volgermi alle Muse, e pregarle che vogliano compiacersi di venire a me dal loro Elicona per aiutarmi, tanto più se i poeti hanno l’indiscrezione di farnele spesso discendere per mere