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della pazzia | 63 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:76|3|0]]dai mali reali. Vi cade un sasso sulla testa? Oh questo sì, che veramente è un male! Ma la vergogna, l’infamia, i rimproveri, le maledizioni non ci fanno altro male che quello, che noi vogliamo sentire; dal momento che voi non ve ne curate, cessano d’essere un male. Che male vi ponno fare le mormorazioni anche di tutto il mondo, se dentro di voi stessi sicuri vi applaudite? Ora quella sola io sono, che ha la virtù di sublimare gli uomini a quest’alto grado di perfezione, ed è questo il maggiore dei miei favori. Ma parmi qui di udire alcuni filosofi, i quali mi dicano, che una delle più grandi miserie ad un uomo è goffamente l’esser preso dalla follìa, e di vivere nell’errore, nell’illusione e nella ignoranza. Oh quanto s’ingannano! Anzi io rispondo loro, che in questo appunto consiste l’esser uomo. Vi confesso che non so capire, come mai possano trattare da miserabili i miei stolti; mentre la pazzia è il solo retaggio universale dell’umanità, e tutti i mortali sono nati, sono educati, e sono conformati per essa.
Sembrami cosa ben ridicola il compiangere un essere, perchè trovasi nel suo stato naturale. Credereste deplorabile un uomo, perchè non ha l’ale da volare come gli uccelli, o perchè non ha quattro piedi come i quadrupedi, o la fronte armata di corna come il toro? Compiangereste la sorte d’un bel cavallo, perchè non ha imparata la gramatica, o perchè non mangia focacce? Deplorereste un toro, perchè non è addestrato nella palestra? Dunque siccome un cavallo non è infelice perchè ignora la gramatica, così non lo è un pazzo, per essere la pazzia naturale all’uomo. Ma i sottili disputatori miei antagonisti mi vanno incalzando con nuovi cavilli. Il solo uomo, dicono essi, è quello fra tutti