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126 compagni di strada

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Ma poi che nostro fato è andar pel mondo,
tu con la tua cazzuola e col secchiello
di calce, io col pensier che m’è coltello
44infisso ove lo spasmo è più profondo:


andare andar, fin che la morte a schianto
ci abbatta colla faccia sulla pietra,
per consolar la tua tristezza tetra
48ti tesserò col canto un dolce incanto.


.... Non vedi?... Dalla porta spalancata
entrano, a gruppi, taciti fratelli.
Hanno donne per mano, hanno fardelli
52sul dorso, hanno la fronte umilïata.


Dalle basse finestre, anche: dai muri
fenduti a un tratto, e poi richiusi, un dietro
l’altro, irrompono: in quegli occhi di vetro
56ti riconosci, ed in quei volti duri.

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