< Pagina:Esilio - Ada Negri, 1914.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

La Vergine e il Falco 171

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Esilio - Ada Negri, 1914.djvu{{padleft:181|3|0]]



ecco; io son pronta: io ti sarò la bianca
preda che tutta s’abbandona, e al vampo
del vorticoso ardor non cerca scampo,
24se pur, fragile, in petto il cor le manca:


come sien fresche le mie labbra, e snelli
i fianchi e dolce la mia nuca ai baci
sapresti, o Falco, che con colpi audaci
28nuvole ed astri afferri pei capelli.


Purità m’è compagna; ed assomiglio
nel mio candore a un’erma d’alabastro:
niuno ancora disciolse il roseo nastro
32che al mattin fra le trecce m’attorciglio.


Ho l’aroma del fieno, che la falce
divelse a pena, e il sol penètra; e diaccio
specchio m’è la sorgente a cui m’affaccio,
36piccola rama pendula di salce.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.