< Pagina:Esilio - Ada Negri, 1914.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
88 lèvati, e cammina

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Esilio - Ada Negri, 1914.djvu{{padleft:98|3|0]]



da lunga febbre. E il combattuto orrore
ch’io credetti d’aver pur ieri ucciso,
eccolo, è qui, m’abbranca il petto, il viso
12mi schiaffeggia, mi sputa, ecco, sul cuore.


Dio che mi vedi, a questo m’hai condotta
tu, perch’io tocchi un segno eterno. E lunga
ed aspra è l’erta ancor, fin che il raggiunga,
16e già m’accascio come cosa rotta....


Fa almen ch’io non mi volga indietro, ch’io
non dubiti, non tremi, non mi penta
del già compiuto; e dentro me ti senta,
20sola fiamma inesausta, ardere, o Dio.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.