< Pagina:Esiodo - Poemi, 1873.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 294 —

di alcune deità. Qui si tace la madre di Fello, e l’espressione a Melibea indica o la città, o la persona, in grazia della quale Fello fu generato.

30 Presa la voce del testo genea come un periodo di 33 anni, la cornacchia vivrebbe 33×9=297; il cervo 297×4=1188; il corvo 1188×3=3564; la fenice 3564×9=32076, e le Ninfe di cui si parla 32076×10=320,760 anni.

31 Il Bekker alla voce del testo A Kērucs, araldo, sostituisce Kēucs Ceïce, e il Göttling lo approva.

32 Forse questo frammento facea parte del Catalogo delle donne.

33 La dimanda è fatta da Calcante, indovino, a Mopso pur indovino e figlio di Apollo e di Manto. Il passo è in Strabone, XIV, pag. 642, e riportato da Göttling. Mopso è un personaggio distinto nel poema di Apollonio Rodio, Gli Argonauti. Vedi I, 65, 1082; II, 924; IV, 1500, del testo greco.

34 È Tiresia che parla.

35 È una variante del frammento precedente, che lo Scaligero fece all’introduzione ai Consigli di Chirone, citata dallo scoliasta di Pindaro, pag. 227.

36 È il celebre adagio di Pitteo figlio di Pelope e di Dia, che resse Trezene con ammirabile equità e giustizia.

37 Vedi Göttling, pag. LXII, l. c.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.