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DI FRANCESCO REDI. 41

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  E sopra cassia, con serpillo e timo;
  E nel principio sia di primavera
  Quando le grue tornando a le fredde alpi
  Scrivon per l’aere liquido e tranquillo
  La biforcata lettera de i Greci.
  In questo tempo da le tenere ossa
  Il tepefatto umor bollendo ondeggia
  (O potenza di Dio quanto sei grande,
  Quanto mirabil!); d’ogni parte allora
  Tu vedi pullular quegli animali,
  Informi prima, tronchi e senza piedi,
  Senz’ali, vermi, e ch’hanno appena il moto.
  Poscia in quel punto quel bel spirto infuso
  Spira e figura i piè, le braccia e l’ale,
  E di vaghi color le pinge e inaura.
  Ond’elle fatte rilucenti e belle
  Spiegano all’aria le stridenti penne,
  Che par che siano una rorante pioggia
  Spinta dal vento in cui fiammeggi il sole,
  O le saette lucide che i Parti,
  Ferocissima gente, ed ora i Turchi
  Scuoton da i nervi degl’incurvat’archi.

Non mancarono molt’altri poeti e tra i Greci e tra’ Latini che accennassero questo nascimento dell’api, e particolarmente Fileta di Coo, che fu maestro di Tolomeo Filadelfo, Archelao Ateniese, o Milesio citato da Varrone, Filone

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