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52 | ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI |
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Da fastidiosi vermi era ricolto.
Son ghiottissime le vespe de’ serpenti, se merita fede Plinio, e con questo alimento, dic’egli, si rendono più velenose le loro punture: il che vien confermato da Eliano nel capitolo quintodecimo del libro nono della Storia degli animali, e nel capitolo decimosesto del libro quinto, dove rapporta che a bella prova corrono ad infettare il lor pungiglione col tossico della morta vipera: dal che l’umana malizia apprese poi l’arte d’avvelenar le frecce; ed Ulisse, come racconta Omero nell’Odissea, navigò in Efira per impararla da un cert’Ilo Mermerida; e d’Ercole, molto prima che d’Ulisse, si racconta che rendesse mortifere le sue saette col sangue dell’Idra. Non è però già da credere che diventino avvelenate le punture delle vespe e de’ calabroni per essersi cibati della carne di qualsisia serpe indifferentemente; imperocchè questo caso allora solamente si può dare quando abbiano tuffati gli aghi loro in quel pestifero liquore che sta nascosto nelle guaine che cuoprono i denti canini della vipera o degli altri a lei simili serpentelli, come fu da me accennato nelle mie Osservazioni intorno alle vipere. Se poi veramente i calabroni e le vespe (conforme vuole Eliano) abbiano questa malvagia inclinazione di natura, io non vorrei crederlo.