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DI FRANCESCO REDI. | 71 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Esperienze intorno alla generazione degl'insetti.djvu{{padleft:75|3|0]]per morirsene s’accorsero che le punture non avean portato loro detrimento di sorta alcuna. Per la qual cosa cominciò a poco a poco a nascermi un leggier dubbio, se per avventura potess’essere che anche gli scorpioni di Barberia non fossero velenosi. Mi scrive di Tunisi il soprammentovato dottor Pagni che i Mori di quel paese affermano costantemente che non passa anno che non periscano molti uomini feriti dagli scorpioni, e che il lor veleno è terribilissimo e operante con indicibil prestezza e con violenza d’accidenti fierissimi; e agli anni addietro furon provati da Pietro de Santis, mercante in quella città, il quale, ferito da una di quelle bestiuole nel piede sinistro, patì punture atrocissime non solo nella parte offesa, ma ancora per tutta la coscia sino alla spalla; e non ostante che il dolore fosse acutissimo, si lamentava nondimeno e gli pareva che tutto il lato sinistro fosse intormentito e senza forza; ed ebbe di buono a poter guarirne dopo molte scarificazioni fatte sopra la ferita e dopo un replicato beveraggio di teriaca, con la quale ancora gli fu impiastrato tutto quanto il piede, oltre molti e molt’altri medicinali provvedimenti. Mi scrive altresì che que’ barbari van dicendo, e lo costumano ancora, che, per preservarsi da questo pestifero veleno