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DI FRANCESCO REDI. | 77 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Esperienze intorno alla generazione degl'insetti.djvu{{padleft:81|3|0]]Riposatosi lo scorpione fin’al giorno seguente, che fu il venticinquesimo di febbraio, a ventun’ora ferì cinque volte una cervia nel costato, e cinqu’altre volte nelle natiche, dove la pelle è men dura e senza peli. Ma la cervia non ne rimase nè morta nè danneggiata. Ed in questa esperienza osservai che lo scorpione, avendo tirato tre colpi di sua volontà, poco o nulla penetrò nella pelle della cervia; io però feci sempre penetrar per forza il pungiglione in essa pelle. Quindi dubiterei se possa esser vero che gli scorpioni di Barberia abbian forza d’uccidere i leoni, i cammelli e gli elefanti, che sono armati d’un cuoio durissimo e grossissimo: pure mi rimetto alla fede di quegli autori che lo scrivono, e tanto più me ne rimetto, mentre considero che questo mio scorpione, col quale ho fatte le suddette esperienze, è fuor del suo paese nativo in un clima differente ed è stato già più d’otto mesi senza cibo, stracco e strapazzato: al che si aggiunga che, quando ferì la cervia e gli altri piccion grossi, che non morirono, avea forse consumato tutto quel velenoso liquore che stagna nella cavità del pungiglione e non avea per ancora avuto tanto tempo da poterne rigenerare; e ciò verrebbe riconfermato dall’avergli fatto ferire il giorno seguente una folaga ed un