< Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

libro secondo 171

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu{{padleft:177|3|0]]

LI

A Gaetano Capponi

Su lo stato morale e politico dell’ Italia nel 1806

(1806-7)

  Germe di quel magnanimo,
cui viltade e timor fûr nomi ignoti,
ahi, quanto son nell’animo
dissimili dagli avi i rei nipoti!

  5Quei che si mal chiamarono
«secoli di barbarie», oh, quali in terra
di pace non crearono
e libere nutrîro alme di guerra!

  Di quest’etade i gracili
10figli, velando di virtú le voci,
ad avvilirsi facili,
perché non vili, li nomar «feroci».

  Ma ov’è, fra noi, chi, docile
della patria all’amor, doni se stesso,
15e, ad ogni giogo indocile,
ami, pria di servir, cadere oppresso?

  Ove un Fregoso nobile
per valor, per costumi e per consiglio?
Ove colui che ignobile
seppe all’impero preferir l’esiglio?

  Ove quel Doria impavido,
prodigator di vita e di ricchezza?
Ove, di senno gravido,
trovi chi un regno ed il regnar disprezza?

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.