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  Vidi in quel turgido,
30aprendo i lumi,
seno la candida
sede dei numi;

  in quei ceruli,
occhi languenti
35un pegno amabile
de’ miei contenti.

  Che uguale ardevaci
foco mi accorsi,
e il ciglio pavido
40fremente io tòrsi.

  La man stringevati;
tu, al suol rivolto,
di vivo minio
tingevi il volto;

  45ma dalle lucide
pupille erranti
mille pendevano
lusinghe amanti,

  e su le rosee,
50labbra vivaci
pargoleggiavano
gl’inviti e i baci.

  Non io da pallido,
curvo censore
55appresi i rigidi
dommi d’amore;

  ma, sovra il margine
del greco fonte,
dallo scherzevole
60Anacreonte.

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