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XXXV

Ad un amico,

che, stato dimesso da un impiego, vive in profonda malinconia.

  Quella che t’agita
trista follia,
Sesto, inamabile
malinconia,

  consegna ai rapidi
nordici venti,
che la disperdano
nelle onde algenti.

  Quel deve premere
freddo timore,
a cui tormentano
le colpe il cuore:

  non te, che i vedovi
nemici stessi
con mano provvida
reggesti oppressi.

  Per non commettere
vile atto indegno,
sprezzando i folgori
di regio sdegno,

  sfidando squallide
aspre ritorte,
cedesti all’invida
avversa sorte.

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