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idilli 343

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  Tepido fiato, che dal labbro fuora
su le nevi del sen fugge scherzoso,
fé’ dolce invito al pastorello allora:
il famelico labbro desioso
su la bocca socchiusa avido spinse;
cadde sul bacio e nel cader la strinse.
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  Clori si scosse e le nervose braccia
da sé respinse palpitando: il ciglio
bieco rivolse, e l’inquieta faccia
di rosa tinse nel candor del giglio.
Volea mostrar che il bacio altrui le spiacque,
volea sdegnarsi; ma non seppe, e tacque.

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