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unii col timo e col mentastro, e a rosee
mele congiunsi ceree prugne e noci,
e grinzose castagne, e, onor di estate,
lanuginose pesche, e per i poggi
umil nascenti fragolette, e fichi
candidi e neri di sdrucita veste.
Ma tu non curi i doni miei, non curi
i miei lamenti; qual capretta il lupo,
Tirsi tu fuggi. Giá sospeso al giogo
recan l’aratro i bovi e il sol si asconde
dietro del monte, e al duplicar dell’ombre
riede la notte ed il riposo. Ahi lasso!
Per me non v’è riposo: ardo d’amore! —
  Ah Tirsi, Tirsi, qual follia ti guida
senza speranza! Non potata pende
da quell’oppio la vite, e i molli giunchi
inoperosi nella fonte stanno.
Scuotiti alfin dal tuo letargo: un’altra
piú docil ninfa rinverrai, se Delia
ti sprezza ingrata ed al tuo pianto è sorda.

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