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102 | ercole luigi morselli |
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LIV.
Il mare era deserto sotto il sole tropicale. La nave inclinata a fior d’acqua filava via, in bolina stretta, rinculando secca, a ogni ondata che imbarcava la prua.
Guardando l’orizzonte da sopravento vidi brillare sull’acque verdi un luccichio noto. Doveva essere uno di quegli eserciti di pesci-rondini eternamente in fuga tra acqua e aria.
Erano infatti.
E venivano col mare e col vento quasi diritti di prua.
Ogni poco scomparivano tutti come inghiottiti dall’acqua, poi riapparivano tutti a un tempo sembrando un nuvolo di frecce d’argento.
E presto furon vicini. Videro nel loro volo l’imgombro della nostra nave, e sagaci piloti, decisero di passarci di prua, sì che d’un tratto tutti i loro corpi rigidi e sottili e brillanti ci tagliaron la rotta a pochi metri.
Che passo fantastico sotto il bombresso! Lo vedo ancora!
Uno solo, l’ultimo forse, si sbagliò, e ingannato dal beccheggio della nave sbattè contro il fiocco rimbalzandomi ai piedi.