< Pagina:Favole per i Re d'oggi.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
64 ercole luigi morselli

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Favole per i Re d'oggi.djvu{{padleft:68|3|0]]A questo punto, il povero somaro, affaticato di gambe e di mente, si provò a rallentare il passo: e poichè non gli arrivò negli scartocci nessuna voce d’uomo nè vicina nè lontana, non senza una lunga e penosa titubanza, finalmente deciso, si fermò; e tacque.

Allora il cane, giovane e pazzerello, per dimenticar la noia di quegli insegnamenti e prendersi innocente gioco del virtuoso filosofo bendato, gli andò pian piano di dietro, gli addentò il fiocco della coda che avea lunghissima, e cominciò a tirare allegramente.

Ma non aveva ancor dato due stratte, quando gli arrivò un piede del somaro proprio nel mezzo del corpo, e così ben posto, che si ritrovò in fondo al fosso tutto stronco.

Il povero cane, da cucciolo e inesperto della vita, non sapeva ancora, e imparò quel giorno a sue spese, che la Pazienza è quella tal virtù che consiglia a lasciarsi bastonare solamente dai più forti.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.