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72 | ercole luigi morselli |
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XXXVI.
La civetta d’un cacciatore aspettava l’alba coccoveggiando, legata a un davanzale, e parlava col cane che le si era acculato lì sotto. Parlavano forte per farsi sentire dal gatto che li guardava da un canto.
La civetta diceva al cane: — Fratello, tra poco il padrone ci chiamerà alle nostre fatiche quotidiane!
Senti tu quanta bellezza esemplare sia nella nostra vita fatta di Sacrifizio e di Altruismo?!
— Sicuro che lo sento, sorella! — rispondeva il cane — e dico che chi non conosce la gioia dell’Offerta e del Sacrificio, non conosce la gioia più pura della vita!
— Dici bene fratello — osservava la civetta — io sono felice quando col mio canto di sirena traggo alla morte torme di garruli uccelli; e pure so che quegli uccelli non sono per me!
— E io tremo tutto di gioia, sorella, quando posso addentare la preda che mi insanguina la bocca, per donarla intatta!
A questo punto il gatto miagolò e disse: — Poichè siete pieni di tanto generoso amore del prossimo, perchè tu mia dolce civetta non ti metti a richiamar