Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
favole per i re d’oggi | 77 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Favole per i Re d'oggi.djvu{{padleft:81|3|0]]Il buon Menico bevve anche questa: e tutto felice e speranzoso, incominciò a dar tutta l’acqua che aveva a quel furbacchione di cipresso che se ne rideva come un pazzo.
Venne la luna piena: — Eh! ci vuole altro! disse scotendo la vetta il cipresso — mi ci mancano ancora due braccia bone!...
E porta acqua ancora il povero Menico.
Torna la luna piena e passa sul campo. Ci arrivi? — domanda Menico al cipresso. — Per bacco!... — risponde il cipresso — un braccio ancora: poi ci arrivo davvero!
E riporta acqua per un altro mese il povero Menico e non avea più braccia per la fatica e nemmeno avea pane nella madia, nè chicco nel granaio, nè quattrino in saccoccia. «Sternuterà poi la luna?» pensava qualche volta: e ormai dubitava.
Ritornò finalmente la luna piena. Menico guardava in su attento: Ecco! — gridò il cipresso — ecco.... ho toccato la punta del naso.... per Dio! dentro non ci sono ancora!... Ma per quest’altra volta è sicura!...
Menico diventò serio e non disse nulla. La mattina di poi, per tempo andò in cerca di un mercante di legnami e lo condusse a vedere il cipresso che era una bellezza davvero.
Così quel giorno stesso il cipresso fu segato, e Menico mangiò.
Chi le dà a bere non è sempre più furbo di chi le beve.