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122 il fiasco del maestro chieco

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Gli chiesi se avesse fatto gite.

— Che gite, che gite! — mi rispose. — Queste sono idee da ragionàt. Mi volevano ben mandare a Santa Pazienza, a Mancavino, al diavolo che li porti. Ma io, questi nomi, li fiuto e mi basta. Vado qualche volta a Comano, ecco tutto. Domattina, per esempio, vado a far colazione a Comano.

— Vengo anch’io! — dissi.

— No! — gridò Chieco. — Nossignore! Domattina Lei resta a Castel Tavolino e mi rimpasta qualche dozzina di versi. Io vado per intendermi sul ballo.

— Che ballo?

— Il ballo che si dà qui domani sera. Una cosa magica mio caro; vedrai. Ho invitato tutti quegli straccioni di Comano per aver lei. Si fan due passi fuori?

— Chi, lei?

Chieco mi piantò per ricomparire due

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