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134 il fiasco del maestro chieco

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— Ti voglio bene, sai — diss’egli — perchè ci conosciamo da tanti anni, perchè non scrivi musica e ti piace la mia; ma se mi amasse, tu non saresti qui. Non ridere e non domandare il suo nome. La vedrai stasera. Se non ti piace è inutile che tu ne sappia il nome. Le ho già detto che ho qui un canotto e un domestico, e che questo domestico sa remare e ch’ella potrà fare una corsa sul lago. Ha accettato a patto ch’io non venga. Andrà con te solo, dunque. E adesso mi dai trentadue lire e settantacinque centesimi.

Feci un atto di meraviglia.

— Oh! furfante! — esclamò Chieco. — Vuoi che l’abbia fatto venire a mie spese il canotto? Vuoi fare all’amore tu e ch’io paghi? Come sei ragionàt!

Non capivo bene, sulle prime, se scherzasse o no, ma il dubbio durò poco.

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