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il fiasco del maestro chieco 145

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:151|3|0]] bene negli occhi, altrimenti ci tornerebbe troppo orgoglio qui dentro!

Ritirò il viso, rise un poco, mi diede un bacio, saltò a terra e fuggì.

Io mi scostai dalla riva remando in fretta e, deposti quasi subito i remi, mi abbandonai all’ebbrezza che m’invadeva cuore, pensieri e sensi. Non so quanto tempo rimanessi così sdraiato sul banco del canotto, con la nuca a una sponda, i piedi all’altra, le braccia incrociate, gli occhi alla luna; so che mi scosse il fischio di Chieco. Mi rizzai e remai a terra. Egli era là, sulla riva. Quando mi vide a pochi metri disse: — e come si fa? — Vi era in me una battaglia di sentimenti diversi; pure saltai subito fuori ad abbracciarlo. Io non potevo parlare, egli ripeteva: come si fa? Poco somigliante la fotografia! Come si fa? — Avevamo gli occhi umidi, credo, tutt’e due.

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