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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:174|3|0]]messi, qualche «o Dio» di meravigliato e timido risentimento.

— E il cognato? — chiese Marcòn.

— E il cognato... il cognato... — borbottò Vasco che di questo burbero parente aveva uno spavento orribile. — Per dirle la verità, non gli ho ancora parlato; volevo appunto andare da lui stamattina.

— Voleva? Ma vada, vada subito. Non abita qui vicino? L’aspetto. —

Vasco, levatasi la papalina con la sinistra, si grattò la nuca con la destra; quindi, potendo il terrore presente più del futuro, sospirò il suo solito ossequioso «con permesso», e uscì tentennando, con una faccia lugubre.

La signora Vasco udì giù per le scale i tonfi misurati del suo passo, gridò «serva sua, cavaliere» e corse allo studio del marito.

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