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— A proposito — diss’egli — quello è un libro vecchio, per esempio.

— Oh nossignore... cioè sissignore, ma un libro di nessun conto o almeno di poco conto. Noialtri si direbbe «un pestalardo».

— È un Ariosto, però, vedo. Un gran poeta, capperi. Potrebbe valere dei bei denari se non fosse così sporco. Lo ha inzuppato nella cioccolata?

— Sporchissimo — rispose Vasco, rasserenandosi alquanto. — Cosa vuole? Rovinato.

Adesso Marcòn tolse gli occhi dal libro e li piantò in viso al suo sciagurato debitore; due occhi lucenti di una bonarietà maliziosa.

— Quanto Le pare — diss’egli — che possa valere in questo stato?

All’avvocato Vasco mancarono il cuore e le gambe. Dovette sedersi.

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