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eden anto | 191 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:197|3|0]] ci pensò. Preso dal freddo, si trascinò stentatamente a chiudere la finestra, e sedette poi davanti al caminetto, dove poche brage ardevano ancora mettendogli un lieve tepore alle gambe, un chiaror fioco sullo sparato della camicia e sulla fronte. Il capo gli si faceva grave e torbido, ma una calma nuova gli entrava nel petto. Si sentiva meglio, si veniva quietando nella confusa idea d’un bene vicino. Vedeva con soddisfazione inesplicabile, lì nel caminetto, il suo caro Ariosto fatto cenere e brage; vedeva, e di tempo in tempo mormorava le parole misteriose: eden anto. Si stupì di trovare allora per la prima volta come si convenissero anche a lui, alla sua propria vita, che, nella mente scossa, gli comparve florida e lieta, piena solo di ardente amore per i suoi, per la verità e la giustizia. Quest’allucinazione