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244 | pereat rochus |
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— Lei mi guarda, don Rocco — disse il Moro, compiacendosene — perchè son pratico di casa Sua. Badi a scrivere. Sentirà poi. — Terremo anche vivo il fuoco — soggiunse, quando il prete, rinvenuto a poco a poco dal suo sbalordimento, passò in salotto.
Prese il soffietto di ferro, una specie di canna da spingarda, ne volse un capo alle brage e soffiò nell’altro in modo così insolito che ne uscì un fischio potente. Quindi diè di piglio alla cena.
Che diavolo aveva? Ora divorava, ora levava la faccia e rimaneva lì trasognato, ora camminava su e giù per la cucina, urtando le sedie e la tavola. Pareva una bestia prigioniera che ogni tanto leva il muso dall’osso, ascolta e guarda, lo acciuffa, lo lascia, dà una girata rabbiosa per la gabbia, torna a sgretolare.
Don Rocco intanto pendeva sul suo