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246 | pereat rochus |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:252|3|0]]mente le venti lire al loro destino e cercò ricondurre i pensieri al sacro testo «nemo potest duobus dominis servire.» Nello stesso momento gli parve udire fra i passi affrettati del Moro un gran colpo sordo, più lontano, come di un uscio che si sfondi; poi il tonfo d’una seggiola rovesciata in cucina; poi un altro colpo lontano. Il Moro entrò in salotto e chiuse violentemente l’uscio dietro di sè.
— Don Rocco, son qua — diss’egli. — Ha finito anche Lei?
— Ci siamo — pensò il prete, a cui ogni altra cosa che quella presenza uscì di mente.
— Finito, no — rispose — Ma finirò quando sarete andato via. Cosa volete?
Il Moro prese una seggiola, gli sedette in faccia, incrociò le braccia sulla tavola.