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pereat rochus | 259 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:265|3|0]] il caso di Sigismondo. Don Rocco fece alle travi un cipiglio formidabile.
Si ricordava il pereat mundus e gli argomenti di quell’arca di scienza, di quella cima d’uomo del professore. La Lucia non si poteva ora mandar via. Le parole oscure della signora Carlotta gli entrarono finalmente del tutto nel cervello. Doveva andarsene lui: pereat Rochus.
Le ore suonarono all’orologio del campanile. Gli era cara, nella notte, la voce dell’orologio. Il suo ruvido cuore si rammollì un poco e Satana colse il destro di fargli vedere la devota chiesuola con i cipressi attorno, sua, tutta sua, e un certo caro fico sotto il campanile; di fargli sentire la dolcezza delle celle santificate da tante antiche anime pie, la dolcezza di vivere in quella nicchia quieta di S. Luca, così bene adatta all’umile