< Pagina:Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
264 pereat rochus

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:270|3|0]] dica, per il cupo cipiglio che volevano attribuire al vuoto della cantina.

Del Moro nessuno parlò, ed egli stesso non comparve in S. Luca nè alla Messa nè poi, onde il povero don Rocco era pieno di scrupoli e di rimorsi, temeva di non essersi saputo regolare a dovere. Vennero invece, sul tardi, i carabinieri, esaminarono tutto, interrogarono il prete. Non aveva sospetti? Nessuno. Vollero sapere ove dormiva. Come mai non aveva udito? Ma! non lo sapeva nemmeno lui; aveva avuto persone in casa. A che ora? Tra le undici e il tocco, circa. Uno dei carabinieri, sorrise malignamente, ma don Rocco, innocente come un bambino, non se ne avvide affatto. L’altro domandò, se non avrebbe sospettato di un certo Moro, sapendo, come loro sapevano, che poco prima delle undici era stato veduto salire a S. Luca.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.