Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
266 | pereat rochus |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:272|3|0]] sua cantina e la sua coscienza erano egualmente pulite.
Verso l’imbrunire di quel giorno don Rocco leggeva l’uffizio passeggiando su e giù nel cortile per fare un po’ di moto senza dilungarsi da casa. Chi sa? Forse poteva ancora venire, colui. Ogni tanto don Rocco si fermava e tendeva l’orecchio. Non udiva che voci di carrettieri giù nella pianura, rumori di ruote, abbaiar di cani. Finalmente ecco un passo nella stradicciuola che scende fra i cipressi; un passo tardo ma non pesante, un passo signorile con un certo strider sommesso di scarpe ecclesiastiche, un passo che ha il suo recondito significato, che esprime, a chi lo sa intendere, uno scopo non urgente ma grave.
Il portello si aperse e don Rocco, fermo in mezzo al cortile, vide comparire il fine viso ironico del professor Marin.