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284 | pereat rochus |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fedele, ed altri racconti (Fogazzaro).djvu{{padleft:290|3|0]] come ricordi. Era la sua poesia. Della chiesa non poteva portar via niente. Vi lasciava invece il cuore un po’ dappertutto; sull’altare delle sue prime spiegazioni del Vangelo, sulla pala antica che gl’ispirava devozione nel dir la messa, sulla bella Madonna cui era stato rialzato il manto intorno al collo per la sua pudibonda intromissione, sulla tomba d’un vescovo a cui due secoli prima la pace di S. Luca era parsa migliore che gli splendori mondani. Chi sa se avrebbe mai più avuto una chiesa così sua, esclusivamente sua? Non poteva levarsi, si sentiva uno struggimento interno di cui non aveva mai avuto l’idea. Batteva, batteva le palpebre come se battesse via faticose lagrime. In fatto non piangeva, ma i suoi occhietti luccicavano più del solito.
Alle nove e mezzo entrò in chiesa,