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diario

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Il capo di gabinetto mi picchia una mano sulla spalla e mi guarda serio serio, pesandomi: «Questo è il figliolo? Studente?».

Rientriamo. Papà gli domanda: «Ma insomma, che cosa hanno da lagnarsi di me, io non capisco. Ho mai trasgredito le loro leggi?».

«No, ma le sue opinioni ci sono note; e lei, appunto perchè intellettuale, può essere pericoloso...».

«Ma come, scusi? Se non posso più nè scrivere nè parlare?».

«Sì, lei parla ancora».

«In casa».

«Sì, ma parla troppo. Lei dovrebbe limitarsi, certe cose, a pensarle!».

«In ogni modo io non offendo in niente le vostre leggi».

«Ma lei le ha offese prima».

«Ma io non posso ammettere che mi si condanni per aver violato una legge prima che fosse formulata!».

«Eppure la legge di Pubblica Sicu-


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