< Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

paesaggi 151

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu{{padleft:155|3|0]]

  E lontan, lontano, all’ultimo
  Fil di cielo, un guizzo strano
  Segnalava, incerto e rapido,
  Qualche nomade uragano.
  Le finestre illuminavansi,
  Argentavansi — le mura;
  Poi, nell’aria opaca e oscura,
  Riappariva ancor più tetro
  Il Castel, come uno spetro.
 
  Da sospir, da supplichevoli
  Gridi invasi erano i campi;
  Forse arcane metamòrfosi
  Accadean sotto quei lampi...
  Larve pallide — sfuggevoli
  Per le squallide — vallèe
  Parean Strigi, o parean Dee;
  Al mio piè, filando bava,
  Una biscia striscïava.
 
  Le ninfèe si arrovesciavano
  Come vergini tentate;
  Un ronzio d’ali invisibili
  Le avea certo ridestate.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.