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166 IL VIANDANTE

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E quando si è coperti di panno così vecchio,
E si porta alle spalle questro strano apparecchio...


(mostrando la ghitarra)

È cosa da gran tempo provata... L’osteria
È sorda ai pugni e s’apre con poca cortesia. —
Dove potrei stanotte dormir?...


(accorgendosi del banco)

  Su questo scranno?
Gli è duro!... Ma la notte è sì dolce! Mi vanno
I guanciali di musco: vi si dorme, e, a mattina.
Se accarezzotti il vento, o ti baciò la brina,
Ti riscaldi danzando al sole... tuttavia
Meglio è dormir fra due calde lenzuola... Evvia!
Cielo sereno alloggiami, delle coltri in assenza,
Albergo del buon Dio, che fai sempre credenza!


(getta il mantello sul banco e vi si sdraia)

SILVIA

Oh! il povero fanciullo!... Gli è che si addorme intanto
E io maledia la notte perchè tiepida tanto!...
Come sono malvagia!

(scende presso il banco)

  Lo chiamerò. Ospitali
Sono le mie dimore. — Epperò siamo tali;

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