< Pagina:Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
62 fiabe e leggende

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu{{padleft:66|3|0]]

Però a far certo il prossimo d’essere un grande infame,
Lo credereste? a volte patito avea la fame
Per dar l’ultimo scudo a un cieco o a un saltimbanco...
Vivaddio! colle piume in testa e il ferro al fianco,
In quel tempo di balde e facili avventure,
Di follie malinconiche e di allegre paure,
Vi giuro, o mie fanciulle, che, con vostro permesso,
Diverso come or sono, stato sarei lo stesso!
Ora tutto è svanito! e (perchè nol direi?)
I nostri dì son tetri senz’essere men rei;
Nel lenzuolo del Solito sepolta è l’avventura;
II bardo e il cavaliero davanti alla Questura
In ginocchio han deposto il brando e il colascione;
Il motto erra sul lastrico del popolo padrone;
Tolto è all’oro il tripudio delle superbe offese,
Tolta al vulgo la gloria delle balzane imprese;
Della Corte d’Assisie Baiardo è un latitante,
E Fanfulla è un evaso dal medico curante;
Si è sicuri e difesi, si è posati e dabbene,
Parliam di colti allori e d’infrante catene,
Ma interrogate il cuore di tutti, ad uno ad uno,
E troverete un viscere d’aria e d’amor digiuno!

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.