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94 | fiabe e leggende |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fiabe e leggende Emilio Praga.djvu{{padleft:98|3|0]]
Gli rifluì l’antico nobil sangue, e gli parve
Rivedersi d’intorno dell’infanzia le larve,
E che fosse il baleno di un attimo passato
Dai lontani, beati dì che già aveva amato...
Ei passò fra i garzoni della fanciulla al fianco,
Poscia sentì il profumo del suo bel seno bianco,
Poscia baciò la cara paradisiaca faccia,
Poi l’ideal creatura si sentì nelle braccia;
Ma sempre, e nelle feste quando un altro venia
A invitarla alla danza e insieme a lei sparìa;
O alla messa, se alzava dal sacro libro il volto,
E nell’aurata alcova quando, tra il crin disciolto,
Vedea nel sonno immergersi la sua pupilla bruna,
Al chiaror di una lampada mite come la luna;
Sempre, ovunque, all’orgoglio, alla dolcezza vaga
Del possesso invidiato e della voglia paga,
Nell’anima del vecchio mescevansi i pensieri
Surti come fantasimi, il primo dì, fra i ceri
Della chiesa auspicante alle sue nozze, quando,
Dopo i motti latini, il prete venerando
Avea detto al bell’angelo: «Voi beata tre volte,
O fanciulla, cui Dio, in un sol uomo accolte
Le virtù riserbava di un padre e di uno sposo!...»
Padre!... Padre!... il più augusto dei nomi al vanitoso