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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fingal poema epico di Ossian.pdf{{padleft:103|3|0]]
Il corpo di Svaran: dell'onde i figli
Si raccolgon d'intorno, e muti e mesti
Salgon le navi: vien d'Ullina il vento
Forte soffiando a rigonfiar le vele
310Candido-galleggianti, e via gli porta.
— Olà, disse Fingàl, chiaminsi i veltri,
Rapidi figli della caccia, il fido
Brano dal bianco petto, e la ringhiante
Forza arcigna di Lua. Qua qua, Fillano,
315Rino... ma non è qui: riposa il figlio
Sopra il letto feral. Fillan, Fergusto,
Rintroni il corno mio, spargasi intorno
La gioja della caccia: impauriti
L'odan del Cromla i cavrïoli e i cervi,
320E balzino dal lago. Errò pel bosco
L'acuto suon: dello scoglioso Cromla
S'alzano i cacciator; volano a slanci
Chi qua, chi là mille anelanti veltri
Sulla lor preda ad avventarsi. Un cervo
325Cade per ogni can: ma tre ne afferra
Brano, e gli addenta, e di Fingallo al piede
Palpitanti gli arreca. Egli a tal vista
Gongola di piacer. Ma un cervo cadde9
Sulla tomba di Rino, e risvegliossi
330Il cordoglio del padre. Ei vide cheta
Starsi la pietra di colui, che 'l primo
Era dianzi alla caccia: — Ah figlio mio,
Tu non risorgi più! tu della festa
A parte non verrai; già la tua tomba
335S'asconderà, già l'erba inaridita
La coprirà: con temerario piede
Calpesteralla un dì la schiatta imbelle,
Senza saper ch'ivi riposa il prode.
Figli della mia forza, Ossian, Fillano,
340Gaulo re degli acciar; poggiam sul colle
Ver la grotta di Tura; andiam, veggiamo
D'Erina il condottiero. Oimè, son queste
Le muraglie di Tura; ignude e vuote
Son d'abitanti, e le ricopre il musco.
345Mesto è 'l re delle conche, e desolato
Sta l'albergo regal: venite, amici,
Al sir dei brandi, e trasfondiamgli in petto
Tutto il nostro piacer. Ma che? m'inganno?
Fillano, è questi Cucullino? oppure
350È colonna di fumo? emmi sugli occhi
Di Cromla il nembo, e ravvisar non posso
L'amico mio. — Sì, Cucullino è questo,
Gli rispose il garzon. Vedilo, è muto
È tenebroso, ed ha la man sul brando.