Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
osservazioni al canto primo. | 29 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fingal poema epico di Ossian.pdf{{padleft:30|3|0]]per gli altri rimproveri ingiusti: ma segue tranquillamente a far l’uffizio di saggio capitano, e d’amico fedele.
(9) Notisi questo tratto. Il dissuader Cucullino dal combattere coll’idea del suo pericolo, sarebbe stato un offendere la grandezza d’animo di quell’eroe. Conal con queste parole gli mette in vista che qui non si tratta principalmente della sua gloria, ma della salvezza del suo pupillo, ed insinua questa eccellente massima, che l’onor privato deve cedere al dovere.
(10) Questo sentimento, benchè sembri derogare all’eroismo di Fingal, pure tende ad innalzarlo. Egli è qui rappresentato come il modello del valore; e il dire ch’egli scanserebbe la battaglia, non è per altro, se non perchè Cucullino troppo delicato in queste materie, non si recasse a disonore di far lo stesso. Così Agamennone nel VII dell’Iliade per dissuadere Menelao dal combatter contro di Ettore, gli dice che Achille istesso tremava di scontrarsi con quel guerriero, quantunque sapesse ch’Ettore all’opposto non osava uscir dalle mure per timor d’Achille. E si osservi ch’ivi Agamennone dice crudamente a Menelao, ch’Ettore è assai più forte di lui. Qui Conal non paragona il valore di Svarano con quello di Cucullino, ma solo la superiorità delle forze del primo colla scarsezza delle truppe irlandesi.
(11) La sedatezza eroica di Conal fa un eccellente contrasto con la ferocia di Calmar, espressa poc’anzi coi più forti colori. Questo discorso è nel suo genere un modello di perfezione. Conal ribatte con dignità, e con una modestia piena di grandezza gl’insulti di Calmar; poi trascurandolo, si rivolge gravemente a Cucullino; lo consiglia a sacrificar la sua gloria alla sicurezza del suo pupillo, e termina con una risoluzione rispettosa insieme ed eroica.
(12) Ossian è fecondo d’episodii. Le regole più severe vorrebbero che questi fossero come strumenti dell’azione principale, e servissero di mezzo, o d’ostacolo. Ma nissun poeta si assoggettò perpetuamente a questa eccessiva e non necessaria rigidezza. Quasi la metà dell’Eneide è composta d’episodii che potrebbero levarsi senza che l’azion principale ne soffrisse danno. Basta dunque che gli episodii sieno chiamati naturalmente da qualche circostanza del soggetto, e che sieno collocati in luogo opportuno. Il presente, e vari altri hanno tutte e due queste qualità. In qualche altro sembra che manchi un poco la prima. Vedi più sotto l’osservazione (27).
(13) Chi avrebbe mai creduto che la nebbia potesse presentarci una comparazione così gentile? Peccato che la bocca d’un brutale, come costui, la disonori un poco. Certo non poteva immaginarsi una cosa più vaga, più