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Come tuono lontano: essa fuggìo;
Inseguilla mio figlio. Io pur da lungi
Lo richiamai: – Figlio, diss’io; deh riedi
100Riedi sul Lena, ancor ch’io siati appresso,
E cessa d’inseguirli. Egli sen venne,
Ed agli orecchi miei giunse giocondo
Il suon dell’armi sue. — Perchè, diss’egli 2,
M’arrestasti la destra? avrìa ben tosto
105Morte d’intorno ricoperto il tutto:
Chè oscuri, formidabili, Fillano
E il figlio tuo fèrsi ai nemici incontro,
Che per la notte, alle sorprese amica,
Del loro campo erano a guardia. Alquanti
110Le nostre spade n’abbattèr. Ma come
Spingono i negri venti onda dopo onda
Colà di Mora su le bianche arene;
Tal l’un l’altro incalzandoci i nemici
Inondano sul Lena: ombre notturne
115Stridon da lungi, ed aggirarsi io vidi
Le meteore di morte: il re di Selma
Corrasi a risvegliar, l’eccelso eroe
Sfidator di perigli, il sol raggiante
Dissipator di bellicosi nembi.
  120Erasi appunto allor da un sogno desto
Fingallo, e sullo scudo erto si stava,
Lo scudo di Tremmòr, famoso arnese
De’ padri suoi: nel suo riposo avea
Veduta il padre mio la mesta forma
125D’Aganadeca; ella venìa dal mare,
E sola e lenta si movea sul Lena.
Faccia avea ella pallida qual nebbia,
Guancia fosca di lacrime: più volte
Trasse l’azzurra man fuor delle vesti,
130Vesti ordite di nubi, e la distese
Accennando a Fingallo, e volse altrove
I taciturni sguardi. E perchè piangi
Figlia di Starno? domandò Fingallo
Con un sospiro: a che pallida e muta,
135Bell’ospite dei nembi? Ella ad un tratto
Sparve col vento, e lo lasciò pensoso 3.
Piangeva il popol suo, che sotto il brando
Del re di Selma era a cader vicino.
L’eroe svegliossi, e pieni ancor di quella
140Avea gli occhi e la mente. Ode appressarsi
D’Oscarre i passi, e n’adocchiò lo scudo,
Che incominciava un deboletto raggio
Via via d’Ullina a tremolar sull’onda.
  – Che fa ’l nemico fra i terrori involto?
145Richiese il re: fugge sul mare, o attende

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