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86 fingal

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Lungi dal grato mormorìo del Loda,
Lungi dalla sua sposa: un giorno i fiacchi
160Vedranno l'arco alle sue sale appeso;
Ma non potran piegarlo: urlano i cani
Sopra i suoi colli, esultano le belve
Ch'ei soleva inseguir: caduto è 'l braccio
Della battaglia, il fior dei forti è basso.
165Squilli il corno, miei figli, alzate il grido,
Torniamcene a Svaràn; tra feste e canti
Passi la notte. O voi Fillano, Oscarre,
Rino, volate; ove se' tu, mio Rino,
Rino di fama giovinetto figlio?
170Pur giammai tu non fosti a correr tardo
Al suon del padre tuo. — Rino, rispose,
L'antico Ullin, de' padri suoi sta presso
Le venerande forme; egli passeggia
Con Tratàl re dei scudi e con Tremmorre
175Dai forti fatti: il giovinetto è basso;
Smorto ei giace sul Lena. — E cadde adunque 6,
Gridò Fingal, cadde il mio Rino, il primo
A piegar l'arco, il più veloce in corso?
Misero! al padre i primi saggi appena
180Davi del tuo valor: perchè cadesti
Sì giovinetto? ah dolcemente almeno
Posa sul Lena! in breve spazio, o figlio,
Ti rivedrò: si spegnerà ben tosto
La voce mia; de' passi miei sul campo
185Svaniran l'orme; canteranno i vati
Di me soltanto, e parleran le pietre.
Ma tu, Rino gentil, basso per certo,
Basso se' tu: tu la tua fama ancora
Non ricevesti. Ullin ricerca l'arpa,
190Parla di Rino, e di' qual duce un giorno
Fora stato il garzone. Addio, tu primo
In ogni campo: il giovenil tuo dardo
Più non godrò di regolare. O Rino,
O già sì bello, ah tu sparisti: addio.
  195Scorgevasi la lagrima sospesa
Sulle ciglia del re: pensa del figlio
Al crescente valor; figlio di speme!
Pareva un raggio di notturno foco,
Che già spunta sul colle; al fischio, al corso
200Piegan le selve; il peregrin ne trema.
  — In quell'oscura verdeggiante tomba,
Riprese il re, chi mai sen giace? Io scorgo
Quattro pietre muscose, indizio certo
Della magion di morte. Ivi riposi
205Anche il mio Rino, e sia compagno al forte.
Forse è colà qualche famoso duce,

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