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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fior di Sardegna (Racconti).djvu{{padleft:138|3|0]]scolpivano una triste nota sul viso di Massimo che mormorò alfine, staccandosi da quelle braccia sottili che la mano di un bimbo avrebbe potuto troncare e che pure lo soffocavano: — Fra poco ci separeremo, Lara, fra poco; ma vivremo sempre uniti col pensiero, perchè non v’è altri al mondo che si ami come noi, non è vero, mia adorata?
— E’ vero! —
— Mi amerai sempre come ora?
— Sempre!
— Sarai mia?
— Sempre tua...
— Lara adorata!...
I minuti volavano; una mano di ferro stringeva il cuore esulcerato di Lara, che sembravale, partito Massimo, di restare sola al mondo, barcollante in un vuoto orribile e tenebroso.
Il suo viso impallidiva spaventosamente; venne a tal punto che sembrava una morta, e solo gli occhi oscuri splendevano su quel fondo marmoreo, dando un segno di vita.
Massimo ne fu spaventato; le rialzò il volto con la mano ed esclamò: — Tu soffri, Lara! che hai? Dimmelo, Lara!
Tu sembri una morta! Che hai? dimmelo! Ho un terribile presentimento; che sia questa l’ultima volta che ci vediamo...
— No! — rispose lei, sforzandosi a parer tranquilla. — A me invece il cuore dice che saremo felici...
Ancora una volta si appoggiò alle spalle di lui e lo fissò.
Si dissero con lo sguardo le ultime promesse, gli ultimi giuramenti.
— Che hai, Lara, che hai, cara e adorata fanciulla? — ripeteva Massimo baciandola soavemente.
— Le quattro!... son le quattro!... — rispos'ella con un sospiro, l’accento angoscioso e gli occhi nuovamente pieni di lagrime...
Si levarono e a passi lenti, come fantasmi, abbracciati, ritornarono al cancello. Un ultimo bacio lungo e ardente, poi il cancello si aprì; Massimo strinse le mani di Lara, dicendole: Ricordati di me! — e partì, mentre il man-