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II.

(Da Longino, o Dionigi d’Alicarnasso, Del Sublime, 10.)


All’Amata.


Donna, beato, uguale,
  Parmi a un Dio quel mortale
  Che ti siede di fronte, e, a te ristretto,
  Soavemente favellar ti sente,
  5Sorridere ti mira amabilmente.
Com’io ti vidi, in petto
  Attonito, distretto
  Sentimi il cor; com’io ti vidi, spenta
  Mancò la voce nella gola; ratto
  10La lingua a me fiaccavasi, e di tratto
Serpeggiando una fiamma
  Sottile, i membri infiamma;
  Fugge dagli occhi la veduta; ingombra
  Le orecchie un zufolio; ghiaccio un sudore
  15Discorre, e tutta m’occupa un tremore:
Per ch’io com’erba imbianco,
  E per poco io non manco,
  E fuor di vita appajo. Or ogni ardita
  Opra tentar vogl’io, poi che mendica...

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