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XXXV.
(Da Efestione p. 42.)
Mi riagita Amore,
La non domabil fiera,
Che mesce assenzio e miele, e i membri fiacca.
Or ecco a disamarmi, Attide, prendi,
E ad Andromeda tendi.
XXXVI.
(Dallo stesso, p. 41.)
L’usciero avea di sette braccia piedi;
E dieci calzolari
Di cinque buoi del cuojo
Gli lavorar calzari.
XXXVII.
(Dal Grand’Etimologico, p. 117, 15.)
Gli occhi un’atra caligine velò.
XXXVIII.
(Da Galeno, Esortatorio, 8.)
Chi nacque bel, mentre ch’è visto, è bello;
Ma chi giusto, a brev’ora
Bello diventa ancora.
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