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XLV.
(Da Demetrio Falereo, Dell’Elocuzione, 142.)
Di sotto a l’ale un sottil canto mette,
Quando aleggia tra i colti e li riarde
Lo spiro della state.
XLVI.
(Da Servio, Sopra Virgilio, Georgiche, I, 31.)
O sposa, a te salute;
Molta salute a te, sposo onorando.
XLVII.
(Da Efestione, p. 52.)
Voi, Grazie dilicate,
Voi, Muse da’ leggiadri
Capelli, or mi spirate.
XLVIII.
(Da Demetrio Falereo, Dell’Elocuzione, 140.)
Verginità, Verginità, ne vai,
M’abbandoni così? — No, sciagurata,
Tua non sarò, tua non sarò più mai.
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